Primo classificato
Gli occhi di Mimma
di Serena Tubertini (Bologna)
Cara Irma,
è bello averti qui
nel nostro quartiere
in questa strada
sul muro di questa scuola.
Perché vedi nella vita ci sono delle combinazioni.
Io sono nata in una strada poco lontana da qui che porta il tuo nome: via Irma Bandiera 8. Otto come il giorno d’aprile che sei nata tu.
E in queste scuole ho fatto le elementari. I muri allora erano rosso Bologna, poi li hanno ridipinti di giallo. I primi anni mi veniva a prendere mio nonno, svoltavamo a destra sul marciapiede stretto e facevamo tutta via Turati a piedi. Quasi all'angolo con Andrea Costa, c’è ancora la bottega di un vecchio idraulico, in vetrina ha dei bagni in miniatura, gli stessi che vedevo allora e credevo fossero giocattoli.
Se invece sposti appena lo sguardo a sinistra, puoi vedere un giardinetto, di fronte al centro sociale dove prima si andava in biblioteca. In mezzo al prato c’è un’aiuola con 85 roselline. Parlano di 85 vite strappate via dalla furia dell’uomo, 37 anni fa. La storia non cambia, non ci insegna, o siamo noi incapaci di ricordare e comprendere.
Ho sentito tanto parlare di te. Della tua giovinezza, del tuo coraggio, del dolore dei tuoi ultimi giorni.
Sono colpita dalle fotografie che sono rimaste. Perle al collo, rossetto, tacchi alti: sei diversa dalle altre compagne, così sottile ed elegante. Sembri piuttosto una diva del cinema, di quei telefoni bianchi che probabilmente non ti piacevano neanche un po’.
Deve essere stata dura prendere una decisione come la tua, mettere da parte la sicurezza economica, la possibilità di scappare, e sopravvivere.
Hai sacrificato la tua famiglia. E pensare che quando nascesti papà era al fronte e la tua mamma fu tanto contenta che fossi nata femmina, perché così saresti stata al riparo da guerre future.
E i compagni di lotta, come ti avranno accolta? Una ragazza giovane, bella, sofisticata. Sarà un capriccio, voler entrare nella Resistenza, o la smania di un’avventura romantica? Difficile fidarsi. Mettiamola alla prova. Deve dimostrare di essere capace, e affidabile. Io dico che lo hai dimostrato.
Mimma, ti chiamavano così mamma e papà, le amiche, il primo fidanzato. E Mimma sei rimasta, in quei mesi sfiatati, in quei giorni di incoscienza e paura, fino agli ultimi attimi.
Le salite in bicicletta, i messaggi segreti, il cibo e le armi per i compagni nascosti in montagna. L’attesa della primavera, le ombre del lungo inverno e l’ultima estate. Mimma, per sempre.
E’ bello averti qui, in questa esplosione di colori che hanno riscaldato una primavera tardiva. Hai la fronte spaziosa delle persone leali e un sorriso che mi attraversa il cuore
Ho sentito raccontare del tuo vestito rosso, riverso nella polvere quel mattino d’agosto, insieme a quel che rimaneva del tuo corpo. Non è un caso quello zampillo di fuoco e di rabbia, nel silenzio e nella solitudine di una città derubata dei suoi colori. Una donna si avvicinò, ti riconobbe e ti coprì con dei giornali, senza esitare, senza paura. La città era ancora indomita.
E ci sono i tuoi occhi Mimma, quelle sopracciglia ad ali di gabbiano, le avrebbe chiamate la moda qualche anno dopo. Ci sono i tuoi occhi spalancati sui sogni di ragazza, sull'allegria, sulla voglia di vivere fino in fondo. Ma solo in libertà.
Non ci vorrei pensare ma lo so, lo so cosa hanno fatto ai tuoi occhi. E neanche questo è stato per caso perché sono sicura che gli aguzzini non ce la facevano più a sostenere il tuo sguardo limpido e incrollabile. Sul corpo potevano infierire all'infinito ma gli occhi no, quelli dovevano sparire. E così li hanno spenti.
Hai pianto lacrime nere come il dolore e la morte infame che ti è toccata. Hai pianto, hai gridato pietà.
Loro hanno continuato, protetti dal buio dei tuoi occhi. Ancora e ancora.
Ma tu non ti sei arresa.
Poi hai sentito la terra di casa allungarsi sotto di te.
E suoni e gesti lontani e noti, il profumo della mamma, le mani di papà, risate di amiche, un bacio lontano…
Là voci di tenebra azzurra, scrisse il poeta.
Che strano pensiero, devi aver pensato.
Hai chiuso gli occhi Mimma, e mi piace credere che le tue ultime lacrime fossero azzurre come il cielo di primavera.
E’ bello averti qui. Passo spesso su via Turati con il cane e ogni volta mi fa così piacere incontrare i tuoi occhi e mandarti un saluto. E un grazie.
Cara Irma,
è bello averti qui
nel nostro quartiere
in questa strada
sul muro di questa scuola.
Perché vedi nella vita ci sono delle combinazioni.
Io sono nata in una strada poco lontana da qui che porta il tuo nome: via Irma Bandiera 8. Otto come il giorno d’aprile che sei nata tu.
E in queste scuole ho fatto le elementari. I muri allora erano rosso Bologna, poi li hanno ridipinti di giallo. I primi anni mi veniva a prendere mio nonno, svoltavamo a destra sul marciapiede stretto e facevamo tutta via Turati a piedi. Quasi all'angolo con Andrea Costa, c’è ancora la bottega di un vecchio idraulico, in vetrina ha dei bagni in miniatura, gli stessi che vedevo allora e credevo fossero giocattoli.
Se invece sposti appena lo sguardo a sinistra, puoi vedere un giardinetto, di fronte al centro sociale dove prima si andava in biblioteca. In mezzo al prato c’è un’aiuola con 85 roselline. Parlano di 85 vite strappate via dalla furia dell’uomo, 37 anni fa. La storia non cambia, non ci insegna, o siamo noi incapaci di ricordare e comprendere.
Ho sentito tanto parlare di te. Della tua giovinezza, del tuo coraggio, del dolore dei tuoi ultimi giorni.
Sono colpita dalle fotografie che sono rimaste. Perle al collo, rossetto, tacchi alti: sei diversa dalle altre compagne, così sottile ed elegante. Sembri piuttosto una diva del cinema, di quei telefoni bianchi che probabilmente non ti piacevano neanche un po’.
Deve essere stata dura prendere una decisione come la tua, mettere da parte la sicurezza economica, la possibilità di scappare, e sopravvivere.
Hai sacrificato la tua famiglia. E pensare che quando nascesti papà era al fronte e la tua mamma fu tanto contenta che fossi nata femmina, perché così saresti stata al riparo da guerre future.
E i compagni di lotta, come ti avranno accolta? Una ragazza giovane, bella, sofisticata. Sarà un capriccio, voler entrare nella Resistenza, o la smania di un’avventura romantica? Difficile fidarsi. Mettiamola alla prova. Deve dimostrare di essere capace, e affidabile. Io dico che lo hai dimostrato.
Mimma, ti chiamavano così mamma e papà, le amiche, il primo fidanzato. E Mimma sei rimasta, in quei mesi sfiatati, in quei giorni di incoscienza e paura, fino agli ultimi attimi.
Le salite in bicicletta, i messaggi segreti, il cibo e le armi per i compagni nascosti in montagna. L’attesa della primavera, le ombre del lungo inverno e l’ultima estate. Mimma, per sempre.
E’ bello averti qui, in questa esplosione di colori che hanno riscaldato una primavera tardiva. Hai la fronte spaziosa delle persone leali e un sorriso che mi attraversa il cuore
Ho sentito raccontare del tuo vestito rosso, riverso nella polvere quel mattino d’agosto, insieme a quel che rimaneva del tuo corpo. Non è un caso quello zampillo di fuoco e di rabbia, nel silenzio e nella solitudine di una città derubata dei suoi colori. Una donna si avvicinò, ti riconobbe e ti coprì con dei giornali, senza esitare, senza paura. La città era ancora indomita.
E ci sono i tuoi occhi Mimma, quelle sopracciglia ad ali di gabbiano, le avrebbe chiamate la moda qualche anno dopo. Ci sono i tuoi occhi spalancati sui sogni di ragazza, sull'allegria, sulla voglia di vivere fino in fondo. Ma solo in libertà.
Non ci vorrei pensare ma lo so, lo so cosa hanno fatto ai tuoi occhi. E neanche questo è stato per caso perché sono sicura che gli aguzzini non ce la facevano più a sostenere il tuo sguardo limpido e incrollabile. Sul corpo potevano infierire all'infinito ma gli occhi no, quelli dovevano sparire. E così li hanno spenti.
Hai pianto lacrime nere come il dolore e la morte infame che ti è toccata. Hai pianto, hai gridato pietà.
Loro hanno continuato, protetti dal buio dei tuoi occhi. Ancora e ancora.
Ma tu non ti sei arresa.
Poi hai sentito la terra di casa allungarsi sotto di te.
E suoni e gesti lontani e noti, il profumo della mamma, le mani di papà, risate di amiche, un bacio lontano…
Là voci di tenebra azzurra, scrisse il poeta.
Che strano pensiero, devi aver pensato.
Hai chiuso gli occhi Mimma, e mi piace credere che le tue ultime lacrime fossero azzurre come il cielo di primavera.
E’ bello averti qui. Passo spesso su via Turati con il cane e ogni volta mi fa così piacere incontrare i tuoi occhi e mandarti un saluto. E un grazie.